Salute e sicurezza, osservate speciali degli italiani durante la “nuova normalità”

Voglia di riprendere la vita sociale affiancata a risparmio e attenzione all’igiene. Alle aziende sono richieste sicurezza, tutela dei lavoratori e responsabilità sociale. Patrizia Martello, Docente di Sociologia dei consumi e della comunicazione alla NABA di Milano commenta i nuovi risultati della ricerca “Mindset COVID-19”

A distanza di quasi cinque mesi dall’inizio del Covid-19, gli italiani guardano al futuro con più ottimismo, preparandosi alla cosiddetta “nuova normalità”. Dai dati della ricerca “Mindset COVID-19”* emerge una gran voglia di riprendere in pieno e velocemente la vita sociale per l’82%, tornare a viaggiare per il 78%, fare gli acquisti nei negozi e nei centri commerciali (62%), tornare al ristorante e al bar con amici e parenti (56%). Insomma, si sogna di tornare a quell’Italian Way of Life fatto di convivialità domestica, socialità diffusa e piacere del consumo fuori casa di cui si è registrata una mancanza così forte da rasentare un’esperienza traumatica.

Voglia di convivialità ma attenzione a risparmio, salute e sicurezza

Ma c’è, e non stupisce, come contraltare di questa visione ottimistica, una forte propensione al risparmio per il 64%.

Se l’uscita dall’emergenza, prevista o auspicata entro Natale per oltre il 40% degli italiani, con la voglia di fare acquisti che accomuna quasi tutti (l’85%) vedremo se un po’ di risparmi saranno convertiti in consumi.

La situazione economica e psicologica delle famiglie italiane consentirà, in ogni caso, meno acquisti importanti per alcuni motivi di ordine economico, oltre alla cautela e alla paura di un’eventuale seconda ondata di contagi. Il 56% degli italiani pensa di riuscire a coprire le sole spese mensili, mentre circa una persona su sei dichiara di non riuscire ad arrivare a fine mese; il 37% si aspetta un peggioramento della qualità della vita entro la fine del 2020 e il 30% teme un calo del proprio guadagno. I due punti di grande attenzione, nella nuova normalità, rimangono salute e sicurezza.

Uso delle mascherine come segno di responsabilità sociale e individuale

Gli italiani rivelano un significativo senso di responsabilità, sia individuale che sociale. Quasi all’unanimità (il 98%), infatti, sono disposti ad indossare dispositivi di protezione individuali come le mascherine negli spazi pubblici per salvaguardare la salute e la sicurezza propria e degli altri; accanto alla pulizia accurata degli spazi interni, per il 41%, salute e sicurezza potranno essere garantiti anche dal proseguimento dello smart working. Una maggiore responsabilità per le persone e per gli ambienti in cui si vive e lavora è confermata anche dalla ricerca Doxa**, dove 1 persona su 5 (21%) ha ammesso che prima dell’emergenza sanitaria prestava poca (o nessuna) attenzione all’igiene delle mani sul luogo di lavoro, mentre ora è prioritaria per il 98% degli italiani.

Limite alle spese e pianificazione economica, i comportamenti che vivranno fino ai prossimi mesi

Alcuni nuovi comportamenti che si sono formati nell’esperienza Covid, rimarranno nel lungo periodo. Ecco quello che gli italiani continueranno a fare da oggi fino alla prossima estate: il 64% proseguirà a risparmiare, limitando le spese; il 61% dimostrerà più impegno nella pianificazione economica e preparazione a eventuali crisi future; il 55% posticiperà gli acquisti importanti (auto, case e vacanze); un italiano su due pensa che si prenderà più cura di sé (50%) e della propria famiglia (44%) a livello psico-fisico. Il 37% orienta l’acquisto di prodotti e servizi dalle aziende che si sono prese cura dei propri dipendenti durante la crisi. Il 35% prenderà più seriamente le scelte di vita decisive.

Garanzia di sicurezza tra le aspettative verso le aziende

Tra le aspettative più significative che gli italiani hanno espresso nei confronti delle aziende e, in particolare del top management, c’è la garanzia di adeguate misure di sicurezza non solo per i propri dipendenti, ma anche per i consumatori finali e l’assunzione di responsabilità dei licenziamenti e dei tagli al personale.

CSR al tempo del coronavirus

In questa fase di ripresa, le dinamiche psicologiche e sociali imposte dal lockdown continueranno a giocare un ruolo centrale nel modo di pensare e di agire. I singoli individui si sono scoperti parte di qualcosa di più grande, ora consapevoli che esiste una collettività più ampia che necessita di essere salvaguardata e sostenuta adeguatamente e responsabilmente.
In questo contesto, anche i brand hanno prestato particolare attenzione alla responsabilità sociale delle loro attività, fornendo informazioni verificate sulla pandemia e coinvolgendo i clienti in iniziative di sostegno economico agli enti che stanno combattendo contro il virus.

Ai vertici della classifica di aziende e istituzioni che secondo gli intervistati hanno “fatto la cosa giusta” durante la pandemia, in termini di responsabilità sociale e impegno reale e autentico dimostrato, i migliori risultati li ottengono ospedali e settore sanitario (messi nei “primi tre” dal 62% degli italiani), esperti e funzionari della sanità pubblica (per il 38%), il settore agricolo (per il 36%), la grande distribuzione (per il 34%) e le aziende farmaceutiche (per il 34%).
Invece, in fondo alla classifica si trovano le compagnie finanziarie, il Governo e i media che non riscuotono fiducia e riconoscimento.

‘Il 74% degli italiani preferisce e premia aziende con un Purpose autentico, quelle cioè che perseguono obiettivi sociali insieme a quelli di business per avere un impatto positivo sul mondo e fare la differenza agli occhi dei cittadini consumatori. L’impegno deve naturalmente essere autentico e reale. In questo momento, più che mai, avere un purpose, dichiararlo e renderlo concreto rappresenta per i brand un vantaggio competitivo sia in termini di posizionamento narrativo che di mercato.”

Patrizia Martello, Docente di Sociologia dei consumi e della comunicazione alla NABA di Milano.

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