“Chi trova un amico, trova un tesoro” dice il proverbio e le ricerche lo confermano. Gli amici nella vita sono essenziali: ci aiutano a condividere momenti di gioia, ridurre lo stress ed essere più motivati. Ma un’amicizia che nasce nella vita è equivalente ad un’amicizia nata sul posto di lavoro? Andiamo a scoprirlo.
Il lavoro occupa in genere otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana del nostro tempo. Tra ufficio e call, questo si traduce in più di novanta ore al mese in contatto con i nostri colleghi. Se ci fermiamo a riflettere, ci rendiamo conto che si tratta di un tempo molto lungo, che ci porta naturalmente e quasi istintivamente a instaurare rapporti amichevoli, dove si condividono momenti di delusione, gioia, ma anche di pausa e svago. Ed è così, dall’intreccio di più dimensioni che vanno dalla razionalità all’emotività, che nascono tra i lavoratori legami di solidarietà e cooperazione, ma anche di competizione e conflitto. Rapporti che non restano esclusivamente sul piano personale di chi li vive, ma acquistano un’importanza fondamentale anche per la realtà aziendale, influenzando in positivo o in negativo il raggiungimento degli obiettivi e gli equilibri dell’organizzazione.
Vantaggi e rischi dell’amicizia sul lavoro
Per quanto riguarda infatti i lavoratori e le lavoratrici, creare dei rapporti costruttivi permette innanzitutto di vivere l’azienda come un’ambiente più accogliente e intimo, quasi una seconda casa. Inoltre, si ricevono maggiori aiuti e maggiore solidarietà nei momenti di difficoltà, consigli specifici e informazioni utili per lo svolgimento del proprio lavoro. Anche svolgere attività con colleghi-amici può risultare più appassionante e soddisfacente. Dal lato dell’azienda, invece, questo genere di rapporti è positivo in quanto fortifica il senso di appartenenza e fornisce maggiori stimoli, aumentando di conseguenza la produttività.
Tuttavia, è importante essere consapevoli dei potenziali rischi e delle sfide associate alle relazioni amicali sul posto di lavoro e imparare gestire in modo professionale e rispettoso. Ad esempio, da un legame molto forte potrebbero nascere anche conflitti di interesse o di ruolo, in particolare se si tratta di una relazione tra un datore di lavoro e un dipendente, o diventare problematiche quando si cerca di gestire la fine della relazione amicale, che potrebbe far diventare l’ambiente di lavoro teso e poco professionale.
Mettere a disposizione dell’azienda un welfare specialist che sia di supporto anche nella gestione di conflitti e disagi interpersonali e affronti i problemi delle persone insieme a loro, è una scelta sicuramente favorevole per promuovere il benessere dei lavoratori e favorire lo sviluppo di una cultura aziendale focalizzata sul rispetto. Il supporto psicosociale aiuta infatti i dipendenti ad essere più consapevoli e ad adattarsi al contesto lavorativo, alle sue dinamiche e ai suoi rapporti nel modo migliore.
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